spazio indifeso parole, poesia, racconti, emozioni, attualità
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versi stonati
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LEGGERO E STRUGGENTE (10 febbraio 2007)
Qual pensiero leggero e struggente, l’impulso ti spingeva contro l’ingiustizia, a riporre corpo e mente, nell’urlo, in silenzio, della rabbia, con lo sguardo fermo, a quel loro sbarrare e porsi muro, in dieci, tutti uguali, scudi e scarponi e berretto e bastoni, poi nuovi cento, a conservare il male e farne cibo.
E tu in volo lieve, col brillare dei tuoi occhi, a valicare dottrine scure, sino agli altri, i diversi, deboli, scoperti, veri, che miseria indusse a fuggire dalla terra del loro primo giorno, che paura convinse a sottrarsi, a cedere questo campo, adesso senza respiro, il loro.
Ora ricordo e non m’è conforto, il suono di quei piccoli germogli, come altri, come nostri.
E dolor ci porta questa sconfitta senza vittoria altrui.
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Lieve incerto evento, trasparente, già invisibile, riapparsa, ora, percettibile, rapita dal proprio vento.
Pensiero complesso, d’amor la vita piena la vita piena d’amor vive, solitario, leggero, passo.
Delicato andare, nuvola andata e tornata.
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Uscire di casa e andare, tra la gente, ascoltare, le grida degli altri e il grido di uno solo.
Prendere il tram e camminare, tra la gente, comprendere, le ragioni di tutti e la ragione di un solo.
Restare in strada e osservare, tra la gente, aspettare, le gesta di tutti e il gesto di uno solo.
Accendere una luce e sorridere, tra la gente, illuminare, le speranze di tutti e la speranza di uno solo.
E poi a cerchio e altro ancora.
Geometria attesa.
Come atto di quiete o voce di promessa
e simbolo di pace.
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(difficoltà 3)
Avanti, dentro all’ignoto, a cercare luce e pensieri tra sterpi e rovi, sassi, fango.
Avanti, ripido passo, a inseguire parole e rumori tra incertezze e bugie, parole, ombre.
Avanti, erto percorso, ad abbassare il dito e la mente tra ferite e paure, sgomento, tenebra.
Avanti, fianco a fianco, a muovere l’altro, tra pianto e sorriso, dolore, amore.
Avanti, avanti. Insieme.
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L’acqua cristallina, ovunque riflesse luce, giocando con la luna morente indietreggiò furente.
Col lupo farsi d’ombra, attese le altre stelle, nessuno fin qui aveva la sua voce intesa.
Ora sorride all’alba, certa.
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Questa notte di piccola luna,
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Dolce signora,
nel silenzio, di questa passata notte di luna, ascolto il tuo respiro vicino a te,
al buio, perduto tra i tuoi pensieri, sfioro la tua pelle con la mia,
nel tepore, dell’averti accanto, mi scaldo del tuo essere qui.
Aspetteremo stupiti l’esplodere dell’aurora che rinasce, adesso, sogno senza fine, come infinito del nostro cielo.
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Scoperta ed amata,
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L’ora, Oramai lontana, è dolcemente sfiorita. Già mi manca.
Il tuo sorriso è ancora qui, Con me, Amore, tu, amor mio immenso.
Nel giardino dei giardini, Delicato petalo, Ora sei, ancor più di ieri, nel mio divenire.
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Come lancio di sasso Da fionda indifesa Come cavaliere dal destriero cortese
Lieve e irraggiungibile
Ora discosto dagli altri Arrivati, raggiunti, valicati Lontani, da tempo smarriti Uccelli migranti avviati
Parole perdute nel tempo
Nell’infinito della strada Piccole lucciole all’alba Gocce di sudore seccate Polvere nel vento
A cerchio perfetto
Come flusso d’alzata marea Brezza alla fine d’estate Sogno del ricordo a venire Segno della storia da dire
Adesso, solo, alla vetta
Bambino nel mondo Sorriso d’infanzia felice Poeta inarrivabile Paladino del cuore
Grazie Valentino
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Come sale ancora
fermerà la crescita del riso e del mais
ancora
ancora
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Se ne stava lì.
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(a Renza)
Ci sei o non ci sei?
Ci sei o non ci sei?
Ci sei. Ci sei, ci sei! Ci sei!
ci sei…
e se invece tu fossi B7…
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A PRIMAVERA (a Mirella seduta all'osteria)
Ben triste è il corso della vita dell'uomo che segue il gracidare delle rane in primavera e si bagna nelle acque del lago dell'illusione
(fanciulla che ordinatamente urlavi il tuo disprezzo alla luce della luna nuova rapita dal suono della voce dell'ultimo vento di marzo)
ridendo dei sogni fioriti nella mente di un pescatore talvolta sorpreso in un gioco di specchi e di gesti inusuali tra onde e sabbie d'antico sapore.
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Foglie sottratte al destino i ricordi spezzati dell'uomo che rifiuta il ristoro dell'ombra dell'albero al tramonto dell'ideologia
(fanciulla che tristemente ora urli il disprezzo al calore delle stelle inviolate costretta fra pelli di capra uccisa l'ultimo giorno di marzo)
fuggendo realtà e bandiere cantate con codici remoti talvolta sconvolti da piogge improvvise e violente tra miseri resti d'antico.
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(Ulrike)
… Un giorno mi toglierete tutto! (mi avete già tolto tutto).
Mi scaverete nel cervello, nelle ossa, nelle mani, mi cancellerete il cuore, fermerete il suono della vita.
Rinchiuderete la mia voce nel buio delle vostre celle abbaglianti.
Nasconderete il fragore delle onde, la vibrazione del tuono, il freddo vento del Nord, il profumo dei campi abbandonati, la gioia dell'odio del nemico.
… Un giorno mi toglierete tutto! (mi avete già tolto tutto).
Annullerete la mia voglia, le vibrazioni di un momento, legherete le mie gambe ormai stanche di mattoni consumati.
Raggiungerete la mia mente e la sua fame di conoscenza.
Oscurerete il sole e il sole d'autunno, la prima nebbia del mattino, le note di uno scudo consumato, svuoterete l'ultima bottiglia, brucerete l'oro del tabacco stagionato.
… Un giorno mi toglierete tutto! (mi avete già tolto tutto).
Massacrerete il mio corpo e il suo rigore d'altri tempi, scoprirete la sua linfa e la disperderete nelle rogge melmose.
Colpirete duro senza pensare, colpirete solo per farmi male. Per i vostri giochi di potere, per il vostro assurdo senso del dovere, per la tristezza che vi avvolge, per la noia che vestite appena svegli, per la solitudine che vi accompagna.
… Un giorno mi toglierete tutto! (mi avete già tolto tutto).
… Ma non la libertà perché non l'avete mai conosciuta.
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Per la saggezza del mio dire qualche volta non riuscite a capire che le verità le dico io: che non c'è nessun altro Dio.
E le parole meditate, dietro sofismi strani mascherate, non fan vedere di cosa son reo e di questo io mi beo…
La bottiglia di barbera mi fa compagnia tutta la sera. Il rosso mi riempie di me stesso sarò ipocrita, ma fa lo stesso.
E le valanghe d'espressioni, frutto di serie sensazioni, mi pongono da voi assai più alto ma di questo me ne sbatto…
E forse voi mi chiederete che cosa mi da forza, coraggio e quella strana allegria.
E forse voi mi chiederete perché tendo la mano a chi nella mente alloggia fantasia e follia…
La sera quando solo col mio genio rispolvero le infantili teorie ritorno con mente svanita alle ore felici nella mia mano.
E poi la fantasia vola via ed abbandono il tormento dell'età così presente nella mente, gli attimi mancati…
E allora riprendo con rinnovata pazzia a frullare le mie idee a frugare le sensazioni odierne rinunciando alle conclusioni.
E alla primavera già rinunciata ed allora la follia ti prende la pelle, ti prende il corpo ed il tuo essere e fai finta di morire…
E poi quel buio che ti inghiotte, il giradischi e Bach, un'altra bottiglia di barbera ed il tuo amore perso di vista.
E il dolore del tuo amico, quanti amori son finiti, quel libro di sinistra, aggiornato, e le meditazioni del passato, passate…
E poi il risveglio e abbandoni il corpo al rapimento e cerchi nuove sensazioni e ricomincia il tuo calore per la vita
E poi non è giusto pensare sempre di sera e consumare così la sera
mancando ai tuoi appuntamenti…
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