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OCCHI BELLI
Ti vedo occhi belli. Di là sull’altra sponda del Naviglio. E guardi quell’acqua verde che riflette la tua voglia di capire e di sapere. A cercare, tra gocce infinite, quella che ti indichi un percorso di conoscenza. Poi ti chiedi, forse, i perché di molte realtà, anche di questa nostra, fatta di indifferenza e cinismo. Questa fredda nuvola che oscura la luce del sole e raffredda il cuore di molti e proietta l’ombra che attenua la visione vera del disegno dell’essere e della vita. Questo analfabetismo emotivo che ci impedisce di riconoscere la bellezza o la sofferenza dentro l’altro. Questo motore potente che pretende sempre un profitto, un guadagno, un prodotto. Uno scambio, almeno. Mai un gesto senza compenso.
Ti vedo occhi belli. Di là sull’altra sponda del Naviglio. E guardi quell’acqua verde che non dà risposte. Basterebbe un movimento, impercettibile, di chi ti passa vicino. Un solo gesto del viso o della mano a svelare un’anima reale. Il corpo come mediazione tra l’intelligenza e il mondo che scorre il suo tempo. Nulla. Immobilismo mentale nel suo moto inerziale ininterrotto. Tutti concentrati a colpire il proprio bersaglio. A raggiungere obiettivi, mete e traguardi personali. E dopo ancora obiettivi, mete e traguardi personali. E ancora… Stop. Fermatevi. Fermate questa umanità senza umanità. Tutti giù per terra. Come bambini. A sollevare il capo e guardare la vita accanto a te che guarda la vita accanto a se. A contagiarsi l’un l’altro. Un’epidemia emotiva. A donare la propria emozione. Passa parola mentale. Comprendere il vuoto di ognuno e provare a colmarlo. Scoprire il disagio e condividerlo.
Ti vedo occhi belli. Di là sull’altra sponda del Naviglio. E guardi quell’acqua verde che non si ferma mai. Una mano. Ecco cosa cerchi. Una mano da stringere e salvare. Una mano da afferrare e salvarti. Salvarci a vicenda. Mani tese pronte a dare o a ricevere. Tepore emotivo da trasmettere pelle a pelle. Sguardo a sguardo. Parola non contrapposta. Riconoscimento dell’altrui esistenza. Ovunque tu esista. Dovunque tu viva. In qualunque parte tu sia nato. Che il colore non sia muro. Che la lingua non sia barriera. Coesistenza lieve. Accettazione. Io in te. Tu in me. Noi con gli altri. Con l’altro. Con l’altra. A condividere la realtà per viverla con delicatezza. A spezzare quest’unico pane di oggi in parti uguali. A far si che il pensiero giunga oltre i mari e gli oceani. Valichi montagne. Scavalchi scogliere. Sorvoli foreste.
Ti vedo occhi belli. Di là sull’altra sponda del Naviglio. E guardi quell’acqua verde che scorre senza soluzione di continuità. Come sangue nella guerra. Come guerra sulla terra. Come odio nel silenzio dell’anima. Per una volta vorrei parlare con te. Fratello, o sorella, o padre, o madre, o figlio, o figlia di qualche posto nel mondo. Capire quale arma ti darà sicurezza di vittoria, in questo conflitto eterno che è la vita. Quale colpo segreto e fatale hai imparato per sopraffare il tuo avversario. Tanto, dopo, sarà ancora il vuoto. E ricerca di un altro nemico: perchè di sangue non saremo mai sazi. Ancora.
Ti vedo occhi belli. Di là sull’altra sponda del Naviglio. Ti donerò il sorriso di un attimo. Poi, forse, non ci incontreremo mai più.
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